Portrait of a Videoblogger

One of the activities at the Open Storage Summit party was to have our portraits drawn by talented caricature artist Doug Shannon.

I’ve been thinking lately about the differences between videoblogging and professional video.

Professional Videography vs. Videoblogging

^ filming at the Open Storage Summit after-party

I don’t claim to be a professional videographer (for one thing, I’m entirely self-taught). I do videoblogging, which is fundamentally different.

From my (very limited) experience, it seems that professional corporate video is, usually:

  • thoroughly planned (and likely scripted) in advance;
  • involves quite a lot of large, heavy equipment, with multiple people to set it up and run it.
  • the people who do this know how to do media, but don’t necessarily know much about what or who they’re filming (nor do they need to).
  • filming often takes place in a studio, which may need to be reserved well in advance, or in some other carefully-planned, controlled location;
  • professional post-production (editing, compressing, and posting video) can take a long time
  • all of this is expensive

Videoblogging, on the other hand:

  • eh… not so planned. When I go to an event, I have an idea which talks I want to film, but things usually get added or subtracted at the last minute. Alongside the formal talks, I also try to grab interviews and other material.
  • equipment is minimal and light, reasonable for one person to move around and manage.
  • a videoblogger is part of the community, and therefore can see and take advantage of filming opportunities as they arise – or create them.
  • shooting can take place anywhere – no reservation required.
  • post-production is quick and dirty – the important thing is to get the material out FAST
  • all of this is cheap

"Why So Serious?"

E` tutto il giorno che si sente parlare dell’uragano Ike.
Secondo le previsioni Austin dovrebbe ricevere solo un po` di piogga che dopo l’afa di questi ultimi mesi puo` farci solo bene.
Una folla di persone spaventate o forse speranzose che arrivi la fine del mondo, riempie i supermercati svuotando scaffalate di cibo creando una sorta di uragano umano dentro il supermercato.
E` Venerdi.
Batman mi sveglia, come promesso, con un caffe` espresso dalla mocha che gli ho regalato e un bacio. Deve andare al lavoro.
Dormo altre 3 ore nel suo letto che, a questo punto, preferisco al mio.
Venerdi passa in fretta tra una commissione e l’altra, la geniale idea di dipingermi le scarpe e il primo tentativo di trovare lavoro in un ristorante italiano.
Dalla sera prima quando mi ero addormentata piangendo nelle sue braccia a oggi, tutto sembra migliorare e mentre il resto del Texas e` in panico per via di Ike, io sono felice di questo vento che tira sempre piu` forte.
Dopo un’ottima cena a casa e qualche bicchiere di vino rosso che, concordiamo io e April, ci fa amare tutto di piu`; ci dirigiamo verso quel lato della citta`: il lato dove c’e` quella casetta sporca con un cane bianco e un tappeto elastico nel giardino.
Saltello dalla macchina alla porta verde acqua che apro entusiasta sapendo che dietro ci sara` lui, seduto sul divano.
I nostri sguardi si incontrano. Non lo vedo da stamattina eppure non riesco a non sorridere dalla gioia appena rivedo il suo viso.
“Che bella che sei”
“Grazie”
Bacio

April e Billy escono, io e Griffin decidiamo di trattarci bene con un po` di sani, brutti vizi. Compriamo delle birre e un pacchetto di sigarette, parliamo del piu` e del meno.
Gioco con la cintura di Batman.
“Al lavoro me la invidiano tutti”
“Io odio il tuo lavoro, quando ti vengo a trovare mi guardano tutti male”
“E` perche` sono gelosi di non avere una ragazza come te che fa regali cosi belli!”

Tiro su il tappo della birra e la colla che e` poggiata sul tavolo.
“Questo tavolo… la nostra prima conversazione e` stata su questo tavolo” Ricordo che mi disse che sarei dovuta tornare a darci un contributo artistico.
Appiccico il tappo di fianco alla collezione di altri tappi che ci sono appiccicati e procedo a scrivere con la colla i nostri nomi in sanskrito.

Ci sediamo fuori, il vento fa ballare i rami e cadere le foglie. Tutto attorno a noi e` scosso e spaventoso eppure noi rimaniamo impassibili. Abbracciati e uniti, in una maniera che ci viene fin troppo naturale.
Siamo il dettaglio che contrasta l’intera immagine, quello che lascerei colorato in una foto in bianco e nero come per sottolineare cio` che non ha bisogno di essere sottolineato.
Tutto e` cosi perfetto che nessuno direbbe, guardando la foto, che poco dopo io saro` sdraiata sul cemento macchiando il vestito di April di mascara mentre piango come il giorno che sono nata.
Riapriro` quella porta verde acqua per l’ultima volta in un disperato tentativo di aggiustare qualcosa che non e` rotto ma semplicemente non c’e`.
Sei sicuro?
Penso proprio di si.

Sono sveglia di notte fonda con la testa che esplode e gli occhi che bruciano. Mi saro` lavata i denti 7 volte ma il sapore di amaro non vuole andarsene.
Alla fine l’uragano Ike ha colpito solo me e io non vedo l’ora che inizi a diluviare cosi potro` danzare sotto la pioggia e far finta di essere in India o in qualche altra parte del mondo dove non esiste Batman.

La Verita`

e` che non so COSA voglio.

Mi ritrovo catapultata da una parte all’altra del mondo in un arco di tempo troppo breve per rendermene conto.
In ogni posto il mio comportamento e` modificato dalle circostanze e non riconoscere me stessa mi fa sentire ancora piu` persa. Mi aggrappo alle piccole cose che sanno di stabilita` e di casa: una pasta al pesto, una canzone di Vasco Rossi, un film di Bollywood e un po` di incenso!
Ma che cazzo di miscuglio sono?
E dove cazzo sono finita?
Ma soprattutto COSA VOGLIO?

Almeno Dicembre arrivera` in fretta e potro` di nuovo mimetizzarmi coi Lecchesi; e se ancora saro` reduce dallo shock culturale e la mini crisi esistenziale… almeno potro` berci sopra senza dover temere l’arresto!

Deirdré Straughan on Italy, India, the Internet, the world, and now Australia